martedì, gennaio 25, 2011

Vedma | Come la strega russa emigrò in America

E' tempo di tornare nuovamente in maniera compulsivo-ossessiva sul Viy la creatura fantastica del folklore ukraino celebrata da Gogol in una delle sue novelle. Stavolta ci sono pochi cortocircuiti da fare tra cinematografie di diverse terre come accennai qualche tempo fa tra i miei post, ma piuttosto bisogna dedicare  qualche riga a questo film assolutamente non riuscito ed imperfetto, anche se sia a rigore tassonomico materiale più adatto ad un eventuale Stracult russo piuttosto che ad Ashiotronic. Per vostra sfortuna il sottoscritto raramente si sottrae al suo compito di ricerca di cose interessanti nei più putridi acquitrini del cinema e siccome i poveri Russi non sono dotati di un loro Marco Giusti eccomi qua pronto per l'azione. Che il gioco si faccia duro che son pronto a giocare e rompermi le ossa ovviamente.

La pellicola in questione dovrebbe essere tecnicamente un vero e proprio remake del classico russo che fu oggetto della mia prima pubblicazione, ma l'inspiegabile è sempre dietro l'angolo nel mondo del cinema e probabilmente lo è di più quando l'argomento sono le streghe e i loro amichetti sovrannaturali. Fatto sta che le vicende della novella seppur mantengano formalmente la loro classica struttura vengono assolutamente eradicate e spostate in un immaginario paesino dell'entroterra americano dall'improponibile nome di Castle Ville. Già il singolare cambio di titolo la dice lunga, passare dall'iniziale «Вий: Во власти страха» (Viy: il potere della paura) al  finale Vedma (Ведьма), non solo denota un approccio abbastanza grossolano, ma anche il volere intenzionalmente spostare l'attenzione sulla strega piuttosto che sulla creatura. Mentre nell'originale adattamento e nel libro stesso la creatura fungeva da catalizzatore finale, vero e proprio deus ex-machina, materializzazione della punizione mortale per il peccato del religioso protagonista, in questa nuova versione lo sceneggiatore e il regista (Oleg Fesenko) decidono di non farlo comparire1.

Difficile anche capire la gestione della coproduzione - Russa, Estone e Finnica mi par di capire - che è stata canalizzata dalla casa distributrice russa Lizard Cinema Trade. Certamente il film è stato girato in Estonia nel 2006 con un budget di 2 milioni e mezzo di dollari americani spesi, per lo più nei sedici minuti di effetti speciali, e a quanto pare interpretato in inglese, ragione per la quale circola in un misterioso dvd dal titolo Evil edito nel 2008 dalla temibile Asylum per gli Stati Uniti. All'inizio sembra addirittura non fosse nemmeno destinato ad uscire in patria e sarà questa la ragione per cui fu solo dotato del pessimo doppiaggio inglese. La cosa sa tanto di mossa (commerciale) geniale alla Dario Argento da parte degli autori russi e ciò non può far altro che suscitare in me altra umana simpatia.


La cosa più interessante del film è per l'appunto entrare nella immane furbizia e scaltrezza di regista e sceneggiatore che vorrebbero gabbare i loro acquirenti esteri con un film dall'impianto russo spacciandolo per una specie di horror rurale americano. Sembrerebbe davvero una operazione d'altri tempi del cinemabis italiano, ma si rivela ancora più stolta di quelle casarecce nostrane che almeno mostravano spesso buona personalità ed inventiva. Fesenko e il co-sceneggiatore Matushin buttano dentro di tutto. Capita così che l'originario seminarista diventi in questo film un giornalista che indaga sugli strani accadimenti di Castle Ville. Capita che vi siano dei classici attaccabrighe redneck in un "Café" in cui va il nostro reporter. Capita che ivi incontri un prete che si porta dietro una gabbia con una gallina come se questo facesse tradizione voodoo-esorcistica. Capita, in un tripudio di originalità in quanto ad espediente narrativo, che la pioggia torrenziale e un guasto della macchina lo facciano rifugiare nell'isolata casa della strega. Capita che il giornalista finisca per scambiarsi d'abiti col prete per una serie di accadimenti che non ho assolutamente voglia di raccontare. Capita persino che si butti dentro qualche piccola venatura di J-horror nelle scene della permanenza della casa così, giusto per aumentare la confusione. Dopodiché si è finalmente pronti per passare alla classica storia delle tre notti di preghiera nella chiesa per la fanciulla uccisa da uno sconosciuto e che finirà per rivelarsi una strega.


Insomma una deviazione di diversi anni luce dalla storia originale per poi ritornare sui propri passi e riproporre il punto di forza del classico del '67. E detta così sembrerebbe anche impresa facile, ma il povero Fesenko non è certo il grande Alexander Ptushko che aveva valorizzato la parte fantastica del precedente adattamento. Bisogna anche dire a suo merito che è tecnico, ma che sembra girare a vuoto così come faceva Pascal Laugier in Saint Ange. Dolly, gru e carrelli circolari non salvano dall'infamia della mancanza di ritmo la pellicola e questa strega non ci fa spalancare gli occhi per la meraviglia come quella impersonata da Natalia Varley e nemmeno prova a sedurci come Branka Pujić nella riduzione serba. Non che si tratti di un totale fallimento perché i voli di Yevgeniya Kryukova sono belli e spettacolari, così come sono sufficientemente efficaci i già citati effetti speciali e molto belle alcune scelte di luce, ma l'aria che si respira è quella di una occasione mancata. Sembra un film tirato via in fretta, forse anche per anticipare l'arrivo del kolossal in tre parti che celebrerà la creazione fantastica di Gogol e nel quale si spera ritornerà il Viy in tutta la sua mostruosa essenza.


L'assenza del mostro eponimo è davvero imperdonabile. Si è già detto come per Gogol, che era un fior di moralista, rappresentasse per l'appunto la punizione per la fallacia del seminarista Khoma nella novella del 1835. La cosa assurda è che nonostante ciò il film risulta scioccamente moralista e perde l'occasione per rinnovare, magari attualizzare, la vicenda secondo il comune sentire russo dei tempi moderni. Invece Ivan, il giornalista travestito da prete, è costretto a scoprire la fede per potersi salvare dalle grinfie della strega ed innalzare il muro di fiamme che lo salverà durante la notte. E sia ben chiaro che non è costretto in preda a chissà quali dubbi interiori e devastanti sulle proprie credenze come il buon padre Merrin de L'esorcista dopo aver constatato il sovrannaturale, ma Fesenko ignora bellamente questo eventuale sotto testo e si butta a capofitto in una sorta di scelta di convenienza. La fede ti salva e basta. Provare per credere, credere per sopravvivere. In questo non si può dire che il regista non sia riuscito finalmente ad avvicinare i suoi tanto favoleggiati horror americani dallo sciocco impianto. Sembra quasi di dover dare ragione allo scrittore ed intellettuale Dmitrii Bykov che parla di una impossibilità di far cinema dell'orrore in Russia3 nell'articolo ispirato per l'appunto dalla visione di questo film. Onestamente però continuo a credere nelle grandi possibilità dell'immaginario dell'Est al contrario dell'illustre penna.


Tornando ai crediti troviamo molti attori estoni, uno lettone e giusto i protagonisti russi tra cui la bella protagonista Yevgeniya Kryukova (classe 1971), talmente bella da diventare ragazza del mese nel paginone centrale del playboy russo, ma non abbastanza da riuscire a scalfire il mito della bella Natalia Varley che l'aveva preceduta nello stesso ruolo nel 1967. L'altro protagonista Valery Nikolaev è decisamente più famoso visto che è una presenza abbastanza abituale nelle produzioni americane che prevedono l'esistenza di qualche originario della Russia. Bisogna dire che è anche abbastanza bravo ed espressivo forse anche in ragione del fatto che fosse il più preparato a recitare le proprie scene in inglese3. Si cala un po' troppo nel personaggio invece uno degli attori estoni più celebrati (Lembit Ulfsak) che interpreta l'importante parte del padre della strega e che in questo adattamento è anche lo sceriffo della temibile "County Police" di Castle Ville. C'è un bellissimo adesivo stampato in tipografia con carattere Times New Roman e attaccato sul lato di una berlina russa che ci informa di tale cosa suscitando più di qualche ilarità durante l'arco della visione. Se non fosse già bastato a far inarcare il sopracciglio l'utilizzo degli stereotipi più beceri sui campagnoli Americani, come i già citati bifolchi del Café e le cene al tavolone del villaggio tutti assieme appassionatamente, è sufficiente quindi aguzzare la vista4 per sogghignare un po'. Speriamo solo che dopo questo sia passata ad Oleg Fesenko la fantasia di riuscire ad americanizzare qualcosa di totalmente alieno a quelle lande.

Scheda tecnica
Vedma
Anno : 2006
Regia : Oleg Fesenko
Soggetto : Nikolai Gogol
Sceneggiatura: Oleg Fesenko, Igor Matushin
Cast :
Lembit Ulfsak - Poliziotto
Valery Nikolaev - Ivan
Yevgeniya Kryukova - Meryl la strega
Ita Ever - Strega anziana
Juhan Ulfsak - Vicesceriffo
Arnis Litsitis
Jaan Rekkor
Tõnu Kark

1. Potrebbe anche essere accaduto che visto il primigenio titolo la presenza della creatura fosse prevista, ma che sia stata tagliata durante la realizzazione per evidenti motivi di budget. Altro titolo circolato in pre-produzione è «Последняя молитва» (L'ultima preghiera) che fa invece esplicito riferimento al moraleggiante e delirante sotto testo del finale.


2. In realtà questa teoria che l'autore cerca di comprovare con più ragioni, tra le quali il fatto che in Russia si deve avere paura della realtà attuale e del degrado rispetto al resto del mondo, sebbene sia rispettabile e mostri un'ottima conoscenza del cinema della paura estero sembra più un discorso critico verso la propria patria. Oltre tutto non è nemmeno nuova visto che la poca diffusione di questo tipo di cinema in Russia era dovuta al fatto che fosse ritenuto superfluo da parte degli addetti ai lavori durante il periodo sovietico. Al riguardo si può leggere qualche dettaglio qua.

3. Ruoli per lui in altri capolavori della categoria Stracult come Il santo di Noyce e U-turn di Stone, ma il simpatico attore merita rispetto visto che le biografie online lo descrivono come un ex-giocatore di hockey tuttofare che è capace di fare da stunt (ouch!) e coreografo (sigh!) nelle sue scene d'azione data la sua preparazione come ballerino (gulp!).

4. L'epic fail totale è rappresentato soprattutto dalla comparsa nel finale dell'adesivo estone dietro la presunta auto della polizia, come se non fosse stato abbastanza vedere una berlina russa far finta di essere una Cadillac di proprietà del giornalista.