lunedì, maggio 02, 2011

Abuela Grillo | L'ovvio è quel mostro all'ultimo livello

Mi sento di dover fare un post al riguardo perché inquietato dall'animoso spirito mostrato dai miei connazionali nel reagire alla privatizzazione1 dell'acqua. Evidentemente un concetto così semplice come dover pagare per un bicchiere d'acqua è riuscito a penetrare la spessa coltre di fascinazione del progresso mista a culto dell'imprenditoria selvaggia che attanaglia questo paese. Quindi se fino ad oggi sono riusciti a far privatizzare praticamente tutto delegando sempre di più i poteri del popolo ai privati oggi si dedicano alla rivoluzione tanto cara ai nostri media: quella digitale. Quindi a suon di click, di condivisione selvaggia su Facebook e cinguettii su Twitter stanno facendo ferro e fuoco. Quello che sfugge all'imberbe massa è che un semplice wipe di memorie fisiche potrebbe persino cancellare ogni traccia della loro rivoluzione. Se non è modernità questa.

Ad ogni modo mentre osserviamo gli sciacalli finir di spolpare le carni della carcassa putrescente delle nostre democrazie2, volevo provare una disperata opera di salvataggio dall'isteria puntando l'attenzione su un oggetto bello. Si tratta di un corto prodotto dal governo danese, che fa parte dell'Europa proprio come il nostro paese fino a prova contraria, e parla di Bolivia e di diritto all'acqua pubblica. Non c'è bisogno di sottotitoli, perché non vi sono parole, così come è apprezzabile l'ottimo tratto e stile grafico appropriatamente scelto per la narrazione di questo adattamento di un antico mito Ayoreo (popolo indigeno del Chaco Boreal). E la storia è talmente semplice che non ci vuole chissà quale interpretazione per individuare i capitalisti cattivi negli omoni in giacca. Non sto ad elencare nemmeno tutti quelli che han collaborato alla realizzazione3, lasciando ai poteri di Google e alla spiegazione che trovate all'account vimeo del regista francese il grosso del lavoro. Questo perché non è che mi interessi molto comunicare informazioni ovvie, ma piuttosto far passare il concetto che principi basilari come il dover esser contro la privatizzazione delle risorse e del bene comune siano ben chiari ad un Boliviano qualsiasi, mentre da queste parti sembra quasi che bisogni fare una missione porta per porta. Come il testimone di Geova che ha bussato alla mia porta ieri che voleva spiegarmi qualcosa dell'Apocalisse, vedo lo sciame di poveri derelitti affannarsi per sproloquiare su ciò che non si dovrebbe spiegare. Il difetto non è in trasmissione, ma in ricezione. Bisognerebbe crescere prima individualmente in questi tempi duri e avvelenati. E magari imparare un po' di umiltà da un Boliviano qualsiasi prima di diventare un venditore porta a porta dell'ovvio.



1. So poco della questione e forse il termine è improprio. Mi si perdoni se non ho voglia né tempo di andare a documentarmi, ma sono tipicamente contro qualsiasi corsa allo smembramento degli enti pubblici e quindi andrò a votare nel prossimo referendum abrogativo. Purtroppo, allo stesso tempo, mi annoiano talmente tanto i cantori della rivoluzione e dell'ovvio che il disamore per la politica è la scelta migliore in questi tempi moderni.
2. Non ho inventato io questa fine metafora, ma non ricordo dove l'ho letta.
3. Obbligo di citazione però per Luzmila Carpio ambasciatrice onoraria della Bolivia in Francia e famosissima cantante Quechua, che al contrario del credere comune è una lingua nativa del Sudamerica e non una tenda da campeggio, che dà la voce alla nonna grillo.