lunedì, settembre 12, 2011

Las Malas Intenciones | Festival report

Si è parlato più volte in questo blog di memoria, così come si è accennato al tremendo fardello in termini di storia del Sudamerica. La generazione di moderni cineasti, siano essi cileni come Pablo Larraín, peruviani come Claudia Llosa1 o argentini come Paula Markovitch2, si trova suo malgrado a dover fare pace con quanto accaduto e con le cicatrici della loro sanguinaria storia. Las Malas Intenciones della peruviana Rosario García-Montero non fa certamente eccezione.

La prima cosa su cui viene da riflettere è la nostra rimozione dell'orrore dalla storia. Qualcosa di simile a quanto descritto da Foucault nel suo saggio sulla punizione Sorvegliare e Punire: quella strenua esigenza della società civile, o presunta tale, di lavarsi le mani dal crimine. Se la punizione, per essere accettata è mutata negli anni verso una forma sempre più incorporea passando dalla pena di morte alla tortura, fino alla detenzione infinita o temporanea in una sorta di pudore nel punire l'orrore con altro orrore e nel negare all'individuo la responsabilità  del giudizio, allora la storia del nostro continente è stata epurata del sangue e dello strazio fisico. La storia sudamericana, al contrario, ha spesso un dettaglio orrido,  teatrale e crudele, degno di un Antonin Artaud. Da questo punto di vista è notevole il lavoro fatto dalla García-Montero sulla percezione che una bambina ha della storia e degli eventi di quel 1982 peruviano.  La bimba sfoglia i libri dove trova Tupac Amaru, José Olaya, Simón Bolívar, e vive la sua realtà parallela fatta di allucinazioni e battaglie, convinta che il suo nome, Cayetana de Los Heros, le riservi un destino eroico, mentre attorno si cerca di fare la rivoluzione comunista contro il governo. La confezione scelta dalla regista è ottima: suggella tutto con molto stile e non lesina nemmeno sulla tecnica con un bellissimo piano sequenza tra le nebbie3 eterne che sembrano avvolgere i sogni della protagonista.

L'inadeguatezza degli uomini di fronte all'eroismo è tutto nella sua piccola figura, che si chiede perché si festeggino le sconfitte nel suo paese, e che risponde con incredibile cattiveria a ciò che non accetta come la nascita del fratellino, il divorzio della madre e la malattia della migliore amica. Una cattiveria comica che si risolve in mille commenti pungenti e travolge la sua nazione sconfitta dalla storia. Si ride tantissimo con le riflessioni della piccola Cayetana, interpretata da una meravigliosa bambina che risponde al nome di Fatima Buntinx. Si ride tanto nel riconoscersi nel suo cinismo dettato dall'innocenza e dalla difficile percezione dei troppi eventi che sono in moto nella sua vita, resa ancor più difficile dalla privilegiata posizione di bimba medio-borghese. Si ride tanto e amaramente, forse consci che una rivoluzione non saremo noi a farla di persona, che siamo nella stessa posizione privilegiata e borghese di Cayetana, abbiamo perso la sua innocenza e l'abbiamo sostituita crescendo col senso di colpa dell'essere inermi protagonisti della realtà.


1. Prima o poi si parlerà in questa sede del cinema della conterranea Llosa tipicamente bistrattato dal critico europeo per eccesso di lirismo e senza tener conto di ritmi e linguaggio del cinema sudamericano.
2. El premio della Markovitch condivide con Las Malas Intenciones,  non solo le presenze al Milano Film Festival e al Berlin International Film Festival, ma anche l'avere come protagonista principale una bimba.
3. Ad un certo punto si parla molto efficacemente di un velo che sembra sempre avvolgere il cielo di Lima come a voler puntualizzare questa scelta autoriale ed oserei dire lirica.