mercoledì, ottobre 13, 2010

La Llorona | Palingenesi continua di una madre

Volevo cercare di capire cosa spinge perennemente il cinema messicano a rispolverare puntualmente la figura di spettro dolente e sottilmente affascinante che prende il nome di Llorona, ma onestamente non potevo prevedere si aprissero le porte su un  mito multiforme che al folklore intreccia simbolismi e persino accadimenti storici. La leggenda non è certamente diffusa nel solo Messico, ma è declinata in molte versioni in diverse nazioni del cono sudamericano, nonché in tutti quegli stati della federazione statunitense dove esiste una valida componente chicana nella società (Colorado, New Mexico, Texas, California, South Arizona). L'elemento comune che emerge dalla gran parte di tutte queste versioni della stessa creatura è quello di una donna infanticida che ritorna alla disperata ricerca dei suoi figli una volta resasi conto dell'atrocità del suo gesto, mentre sono molto diverse le motivazioni con cui si spiega l'estremo atto, così come sono molteplici e spesso antitetiche le interpretazioni simboliche che vengono date alla vicenda.

Llorar per chi non comprendesse lo spagnolo è l'equivalente del verbo piangere, e l'atto del pianto e il lutto sono fattori endemici al suo mito. Il pianto stesso è la singolare arma di questa creatura che avverte in tal modo della sua presenza e crea sgomento tramite la sua disperazione, mentre per il resto il suo aspetto1 è talmente tradizionale da poter essere anche assimilato agli spettri bianco vestiti di donna di tutti gli altri continenti. D'altra parte il bianco è l'unico colore che si presta nella notte a dare forma alle apparizioni e mi meraviglia che pochi studiosi di folklore lo abbiano mai notato, mentre preferiscono pensare che il mito della dama bianca, presente in Francia, Olanda, Germania, come in Asia sotto altre forme si diffonda tipo pandemia per tradizione orale. D'altra parte basta chiedere in giro per scovarne anche in Italia racconti di apparizioni di donne fantasma vestite di bianco e per questo mi sento di dire che ragionando così si arriva poco lontano.

Il documento più interessante che ho trovato al riguardo è stato scritto da Bacil F. Kirtley2 diverso tempo fa e sebbene un po' datato e relativo solo all'aspetto folkloristico e trascurante di gran lunga quello simbolico della figura, mi sembra ciononostante il più interessante. Molte fonti fanno spesso confusione attribuendo al mito una origine pre-colombiana descrivendolo come derivazione della figura della dee madri Coatlicue e Cihuacoatl, con quest'ultima che spesso recita la parte di dea a sé stante, ma talvolta presentata come possibile manifestazione della prima3. Entrambe sono dee serpente e rappresentano madri, ma Cihuacoatl nello specifico era considerata dea della fertilità, protettrice della maternità e delle donne morte di parto, atto che nella società Azteca era spesso accostato alla guerra e di conseguenza avvicinava l'immagine delle partorienti a quella di guerriere. La convinzione della vicinanza delle due figure è rafforzata in molti studiosi dalla lettura di una delle testimonianze dell'epoca coloniale come il Codice Fiorentino redatto da  fra' Bernardino de Sahagún:
"E quando appariva dinanzi agli uomini, era ricoperta di gesso, come una donna di corte. Indossava orecchini Náhuatl, orecchini di ossidiana. Appariva in bianco, vestita di bianco, elevandosi bianca, puramente bianca. La sua acconciatura femminile fluttuava nell'aria. Di notte camminava piangendo, gemendo; inoltre portava con sé un presagio di guerra."4

Effettivamente la somiglianza c'è ed è difficile negarla, ma giustamente Kirtley porta l'esempio della leggenda della donna bianca che è omologo a quello della tedesca Weiße Frau ovvero un altro noto fantasma di infanticida pentita. Sebbene mi risulti un po' pretestuoso che questa leggenda possa essere stata trasportata dai colonizzatori europei o dagli stessi religiosi, la cosa non è affatto da escludere considerando che la stessa leggenda di Cihuacoatl è stata probabilmente distorta dai religiosi cristiani come buona parte degli antichi culti locali e come provato da gente più autorevole di me nel campo. Lo stesso Sahagún oltre tutto per portare fedeli al suo capezzale insiste sulla natura malevola della dea che terrificava e spaventava tutti.

Mi sembra però più interessante l'osservazione che difficilmente vi possa essere una radice azteca in una narrativa che presenta tipici tratti ispanico-cristiani. Uno dei racconti più accreditati sulle origini della Llorona è quello tipico di Mexico city in cui una bella donna mestiza (meticcia) di umili origini (Doña Luisa de Olveros) si innamora di un nobile (Don Nuño de Montesclaros) con cui ha due figli. Abbandonata da costui per un matrimonio di convenienza si presenta senza invito alla cerimonia e al suo ritorno a casa uccide i due figli. Pazza di dolore finisce ad urlare per le strade alla ricerca dei figli. Stando alle cronache il fatto è realmente accaduto nel 1550, anche se non ho trovato fonti decenti in rete, e la donna è stata condannata alla pena di morte e il suo amante è morto suicida. Tutte le altre versioni che variano di paese in paese sono simili e in genere presentano la figura di una donna abbandonata o tradita che sfoga il suo rancore sui figli e per questo risulta difficile associare questi temi vendetta\rivincita sessuale sul compagno in una società come quella azteca. Piuttosto come osserva sempre Kirtley si tratta probabilmente di una discendenza da una comune forma ancestrale in cui maternità, sessualità, vendetta e lutto si ripetono5. In fondo anche nei fatti di cronaca quotidiani se ci si fa caso c'è sempre attenzione (finanche morbosa) verso accadimenti similari che si saranno sempre verificati nella storia dell'umanità.

Non vado oltre sulle varie versioni per non tediar troppo chi legge, ma preferirei soffermarmi su come altra narrativa accosti la Llorona alla figura della Malinche. Doña Marina è una delle donne simbolo della società messicana: in breve si trattò (probabilmente) di una principessa Azteca venduta come schiava agli spagnoli per evitare che accampasse diritti di successione a scapito del fratellastro6. Finì per essere l'interprete indigena per lo stesso Hernán Cortés ed ha subito agli occhi dei messicani diverse trasformazioni che ne hanno alternato visione e ruolo. Analogamente alla Llorona presenta tratti di bontà e malvagità misti, vista contemporaneamente come portatrice di distruzione nella società azteca, secondo la rilettura degli storici nazionalisti messicani che la definirono spregiativamente chingada (schiava sessuale), e come simbolo di indipendenza e femminismo in qualità di donna che operò scelte sulla sua vita e seppe imporsi e rivestire ruoli di importanza in una società aliena come quella rappresentata dai colonizzatori. Da Cortés la donna ebbe anche un figlio, che in un eccesso di fantasia e con nessuna prova storica al riguardo, viene ritenuto assassinato dalla stessa in più di una narrativa, dopo l'aver appreso la notizia che il padre volesse separarlo dalla madre. Non ci si lasci sfuggire che in questo modo la Malinche diventa la madre del primo mestizo nella storia, ovvero del primo messicano, e quindi la sua cifra simbolica di madre amorevole e spietata allo stesso tempo si raddoppia.

Significativamente mi sono imbattuto in due opere che riguardano la Malinche e che mostrano quanto confusa e dolorosa fosse la visione di questa donna. Uno è El sueño de la Malinche (1939) di Antonio Ruíz, pittore surrealista messicano, in cui la donna dorme e sul suo corpo prendono forma un villaggio messicano con in cima una chiesa. La tensione e la drammaticità del suo sogno sono simbolizzate dal muro malfermo e dal fulmine in alto a destra. L'altra opera è Cortez y La Malinche (1926) by José Clemente Orozco, altro dipinto murale7 poco chiaro in cui si nota la grossa differenza di carnagione e tratti tra il conquistador e la donna, ma non si capisce se lui voglia proteggerla con quel gesto del braccio o tenerla a sé come preda sessuale. Ai loro piedi giace probabilmente il figlio che rappresenterebbe il messico, riverso e sofferente, di cui ci viene negato il volto.

Non cito la vicenda della Malinche solo per completezza, ma anche perché spesso la cinematografia tende a confondere e sovrapporre le due figure. Inoltre questa cosa è decisamente interessante e forse spiega anche l'eterno ritorno della Llorona in arte, musica8 e cinema per i popoli latinoamericani. Credevo infatti fosse semplicemente la figura di donna disperata che ha commesso il più atroce dei delitti per una madre in preda alla furia della vendetta ad attrarre continuamente l'attenzione e invece scopro che la Llorona è stata assunta a vero e proprio simbolo di una nazione nel momento in cui è stata fusa con la Malinche. In conclusione mi piacerebbe citare il famosissimo lavoro di Gloria Evangelina Anzaldúa, personaggio importante della cultura chicana, singolare fusione di studiosa, attivista lesbica e spiritualista, nonché autrice del trattato Borderlands/La Frontera: The new mestiza che purtroppo non ho letto, ma viene spesso citato da molte fonti per aver teorizzato le tre madri dei chicanos con quanto segue:

"Sono tutte un simbolo: Guadalupe, la vergine che non ci ha abbandonato, la Chingada, la madre stuprata che noi abbiamo abbandonato, e la Llorona, la madre che cerca i suoi figli perduti ed è una combinazione delle altre due"

La studiosa in un profluvio di teoria femminista associa la Madonna meticcia di Guadalupe, la Malinche e la Llorona. Mi sembra la chiusa migliore prima di passare ai film nei miei futuri post.


1. La foto scelta non mostra la Llorona nella sua forma tradizionale, ma la trovo molto bella. Non si tratta di un dipinto, bensì di una delle opere di tessitura\ricamo di Jenny Hart.
2. "La Llorona" and Related Themes, Bacil F. Kirtley, Western Folklore, Vol. 19, No. 3 (Jul., 1960), pp. 155-168
3. Mi si perdonino i link alle (probabilmente) lacunose e inesatte pagine wikipedia, ma suppongo google lo sappiano usare un po' tutti se interessati a maggiori dettagli.
4. Il brano l'ho estrapolato e tradotto dall'inglese dal libro Feminism, Nation and Myth: La Malinche  di Romero - Harris, di cui non dispongo copie, ma del quale Google Libri è stato così gentile da darmi l'anteprima della pagina che mi serviva.
5. Dopo questa osservazione allora mi sento di poter citare i miti che non ci entrano nulla perché separati da spazio e tempo, ma citati spesso da chi parla della Llorona per qualche vaga somiglianza (l'ebrea Lilith, la greca Medea e le Langsuir malesiane).
6. Non so quanto sia affidabile storicamente, ma mi sembra molto esauriente la versione biografica che trovate qua. Lieto ovviamente di essere smentito con link più attendibili.
7. Qui è possibile ammirare il dipinto nella sua locazione originale del collegio di San Ildefonso.
8. Esiste anche una famosissima canzone dedicata alla Llorona a cui dedicherò un post prima o poi perché lo merita ampiamente.