mercoledì, ottobre 06, 2010

Intrepidos Punks + La Venganza De Los Punks | Come ti demolisco l'iconografia dei giovini

Tempo di dedicarmi un po' al cinema popolare messicano. Una sana dose di botte da orbi, spari, baffi, seni rifatti e nonsense è proprio quel che ci vuole.  Di seguito parlerò di due film accomunati da diversi attori in comune, sebbene girati da registi diversi, difficilmente visibili e nemmeno facilmente collocabili temporalmente: Intrepidos punks e La venganza de los punks. Vista la pessima qualità della fonte in mio possesso, mi son permesso di aggiustare e rendere ancora più psychotronici alcuni screenshot sperando che non vi offendiate per questo. Si aggiunga anche che siccome ci tengo al mio pubblico di educande signorine ho censurato alcune oscenità che avrebbero potuto turbarle intimamente come il seno scoperto di una delle protagoniste. Con questa doverosa introduzione che mi salverà dagli strali dell'integralismo videocassettaro passo a parlare degli oggetti in questione.

Intrepidos punks

Dovrei chiedermi prima di tutto quale assurda storia produttiva possa mai esistere alle spalle di due film con gang composte di punks dedite alla più sfrenata violenza, ma preferirei soffermarmi sul bello della Mexploitation che ha sempre la capacità di portare a livelli sublimi qualsiasi stimolo proveniente dall'esterno. Quando saranno stati realizzati questi film l'epopea del punk vero era già finita, ma ne era rimasta parte dell'iconografia. Invero, a dirla tutta ancora non si può dichiarare del tutto morta visto il numero di ragazzini con gli spikes in giro per strada nelle nostre strade al giorno d'oggi. Ad ogni modo i punks messicani sono più cattivi dei nostri giovinotti dotati di cresta. Sono efferatissimi e fanno gruppo e non hanno alcun freno inibitorio verso tutto ciò che può destabilizzare l'ordine pubblico. Tanto che le loro donne pur di liberarli dal carcere sono pronti a rapinare banche travestite da suore uccidendo gratuitamente gli avventori, a comprare armi da malavitosi orbi e a sequestrare le signore dei carcerieri fino ad amputare loro le mani per fargli arrivare forte e chiaro il loro messaggio. 



La polizia però non sta a guardare. La star esclusiva di entrambi i film, come la casa di produzione Eco Films s.a. tiene a farci sapere nei titoli di testa, è il baffuto e simpatico Juan Valentin, star della musica ranchera che potete ammirare in una miriade di diverse pose1 con sombrero di ordinanza per la gioia di grandi e piccini dandoci un po' dentro di google. Mentre so poco del coprotagonista Juan Gallardo che fa il poliziotto allegro e simpatico, ne so ancor meno sul terzo poliziotto (federale) amicone che arriva quando è tempo della resa dei conti tra polizia e punks verso il finale. Tuttavia si possono trarre dal film diversi insegnamenti sulla società messicana di quei tempi, come ad esempio scoprire che il 90% delle persone che lavorano in posti di autorità siano dotate di baffi. Non sfuggono infatti alla categoria i tre tutori della giustizia, che fortunatamente non vediamo imbracati nelle loro divise, e nemmeno il loro capo. Spero le due catture fotografiche mostrino adeguatamente la proliferazione pilifera lungo le labbra dei buoni.



Veniamo però alla parte interessante del film ovvero le fanciulle. Il film è occasione per la sfilata di molte vedette messicane ove con la parola vedette si intende per l'appunto una figura di donna dell'avanspettacolo molto comune nel sudamerica di quegli anni. In Messico prevalentemente vi è stata forse la più ampia esplosione del fenomeno, che aveva valenze sociali e culturali ben più profonde delle osservazioni di un qualsiasi Vincenzo Mollica sul burlesque, portato recentemente in scena anche da quell'attrezzo indescrivibile di Dita Von Teese a Sanremo in un tragico incrocio di tutto il peggio dell'umanità occidentale in prima serata sulla vostra rete nazionale. Insomma una qualsiasi persona normale saprebbe ben discernere l'aspetto cupo della mercificazione del corpo soprattutto in quegli anni in cui le donne di spettacolo erano trattate come bestie da soma sui palcoscenici di prima e seconda linea. L'unione di un retroterra tragico con l'aspetto esteriore fatto di pailettes e lustrini è quanto di più tipicamente messicano si possa trovare e mi ritrovo in attesa dell'annunciato documentario di María José Cuevas che si intitolerà Bellas de noche2 e che si speri faccia un minimo di giustizia alla storia di queste donne con la loro viva testimonianza.




Mi si perdoni l'excursus, ma vedere al giorno d'oggi l'esplosione del fenomeno pinup e del burlesque è come al solito irritante e deleterio e finisce per cancellare le ragioni storiche e sociali dei veri fenomeni d'epoca decontestualizzandoli. Un po' come quando vogliono vendervi le tradizioni locali alle sagre di paese e dovreste riflettere sul fatto che vostra nonna probabilmente fa con le sue mani gnocchi molto più buoni del millantatore di turno. Ad ogni modo questo era solo per citare il ruolo centrale delle vedettes in molto cinema popolare messicano, tanto che n
el film in questione abbiamo l'occasione di vedere tutte queste donne in versione perfida e cattiva. Solo nella gang troviamo la Princesa Lea (Fiera), Olga Ríos (Carocha) e Rosita Bouchot (Araña). Mentre l'ultima ha avuto certamente una carriera più lunga e altolocata tra televisione e cinema con meno ruoli arditi, le prime due hanno come background proprio l'avanspettacolo. Si trovano pochi dati sulla Ríos anche se a lei spetterà il ruolo di protagonista del secondo film, ma la vera regina del primo film è la Princesa. Di origini canadesi, il suo vero nome è Susan Fair, e come ci informa la presentazione del documentario della Cuevas di cui è una delle sette protagoniste prende il suo nome LEA, non dalla quasi omonima principessa di Star Wars, ma dalle iniziali del presidente messicano (Luis Echeverria Alvarez) al tempo delle sue prime esibizioni. Simbolicamente la cosa va a chiudere il cerchio circa l'importanza delle vedettes tra gli anni '50 e '70, notoriamente amanti di uno o contese da più uomini di potere.




Anche la Ana Luisa Peluffo, vedette della generazione precedente rispetto alla Princesa e alla Ríos, è accreditata nei titoli di testa nelle prime posizioni a volerci render nota la sua importanza, ma vista la differenza anagrafica suppongo sia una delle 50enni mogli delle autorità che vengono assaltate durante il film. Senza voler dare al film una aura mistica che non può avere un minimo di sottotesto si avverte proprio in quei momenti in cui le mogli borghesi discutono per esempio di quanto è bello fare un'orgia per poi essere assaltate dalla gang dei punks in cerca di ostaggi per liberare il loro capo dalla prigione. Ovviamente al potenziale esplosivo di queste cose e alla probabile buona volontà dei realizzatori, come al solito si associa un pessimo impianto realizzativo. Sembra infatti tutto buttato lì a casaccio, compresa la presenza di El Fantasma, stranamente non accreditato nei titoli di testa, che ci regala la visione del suo temibile costume leopardato e della sua maschera rifrangente, e forma una improbabile coppia con la protagonista.




Si ha l'impressione nel caso di Intrepidos punks di due film che corrano parallelamente e sebbene gestiti scolasticamente da Francisco Guerrero risulta proprio difficile ritenerli un poliziesco serrato o finanche un semplice film exploitation. Da tener conto è il fatto che praticamente la policia passa il tempo a dar la caccia ai contrabbandieri, poi agli spacciatori, poi ai rivenditori di armi prima di occuparsi dei punks, mentre contemporaneamente vediamo i cattivi far razzia, commettere crimini su crimini e fare festa selvaggia. Tutto si risolve praticamente in un nulla di fatto ed anche la presenza di El Fantasma nel ruolo di Tarzan capo gang dei punks non dà la sana svolta verso il lucha movie3 che uno si aspetterebbe, se si pensa che c'è una sola mossa di wrestling in tutto il film. Certo le stravaganze disseminate lungo tutto il film sono pane per i denti dell'amante del fattore weird più assoluto, a cominciare dai punk che non sono punk4, ma piuttosto degli amanti del face painting più sfrenato e delle acconciature stravaganti più consone all'hair metal che al suddetto genere.



Vanno a far mucchio nel computo delle assurdità di questo film le stelline ninja usate da alcuni punks, i duelli tipo moderni cavalieri tra i punk motociclisti, la impossibile roulette russa e soprattutto la band autrice della colonna sonora che compare magicamente a suonare durante la deragliante scena alla arancia meccanica del sequestro delle donne dei carcerieri. I Three souls in my mind, noto gruppo rock messicano è ai tempi di questo film praticamente a pezzi. Da quel che ho compreso si tratta del solo batterista (Charlie Hauptvogel), che ottenuti i diritti per lo sfruttamento del nome, si occupò anche dell'intera colonna sonora del film. La canzone che impesta praticamente tutto il film e ne mutua il titolo è davvero assurda. Basti solo citarne alcuni stralci che non traduco per non rompere la loro valenza esotica:
Intrépidos punks, intrépidos punks, en las carreteras, y ciudades también, robando al que sea, rompen siempre la ley [...] Sexo, drogas, violencia y mucho Rock and roll
 


Resta difficile datare questo oggetto non identificato della Mexploitation. IMDB risulta al solito abbastanza inutile quando si tratta di annotare dati su film che non siano nordamericani e così tocca scavare un po' per capire da dove viene tutto questo copioso ben di Dio composto da questo film e dal seguito. Difficile credere che i film siano stati girati nel 1980 e nel 1991 vista la compresenza di molti attori in entrambe le pellicole. Oltre tutto 10 anni di differenza dovrebbero essere ben visibili sui visi degli attori, quindi è ipotesi da scartare a priori. Sotto i titoli di testa di Venganza de los punks figura un bollo copyright del 1987 che probabilmente si riferisce all'anno di lavorazione. L'ipotesi più plausibile è che venganza sia stato girato qualche tempo prima, ma è anche ugualmente probabile che gli anni di distribuzione nei cinema siano stati diversi.


A questo punto però passerei al sequel di Intrepidos Punks citando nel finale la terribile scoperta che ci dice qualcosa sull'origine di tutti i mali del film (e forse del mondo) e sull'alone di pessimismo che attanaglia nell'ultima conciliante scena di una cena il capo della polizia, il quale si domanda se le vicende appena accadute non siano altro che uno degli anelli di "una lunga catena". Ebbene ecco a voi il fotogramma rivelatore: il male del mondo è il cattivo progressive! I punk sono fan degli Yes e della loro terribile musica e per questo hanno voglia di annientare tutti i valori su cui fonda la vostra società, distruggere le vostre famiglie e vivere nel nichilismo più assoluto. Onestamente non so dargli torto. Dategli in pasto i Joy division e vedrete come le cose andranno meglio su questo pianeta.


Scheda tecnica
Intrepidos Punks
Anno : 198?
Regia : Francisco Guerrero
Sceneggiatura :
Cast :
Juan Valentín - Marco
Princesa Lea - Fiera
Olga Ríos - Carocha
El Fantasma - Tarzán
Rosita Bouchot - Araña
Martha Elena Cervantes
Juan Gallardo
Alfredo Gutiérrez
Gullermo Lagunes
Ana Luisa Peluffo
Andrea Aguirre
Laura Tovar

La venganza de los punks


Tra i due film c'è uno stacco notevole ed infatti il secondo, diretto da Damián Acosta Esparza, riprende vagamente i personaggi, ma usa tutt'altro schema narrativo, che per quanto impossibile da pensare è ben peggiore del precedente scelto da Guerrero. Il film è decisamente mutuato dal modello americano de Il giustiziere della notte, non si perde in chiacchiere e parte dall'evasione dei punks fatti prigionieri nel primo episodio. In parallelo il buon poliziotto Juan Valentin sta festeggiando il 15esimo compleanno della figliuola con la moglie (Luz Maria Jerez6), quando irrompono i malviventi e fanno una terribile e violenta strage assolutamente priva di qualsiasi empatia e virata sul comico dall'abile regia di Esparza. 




Da questo punto in poi inizia il vero delirio che ruota tutto attorno al personaggio di Valentin in cerca di vendetta. Stavolta non ci sono colleghi buontemponi al suo fianco, ne la collaborazione di poliziotti federali, ma solo lui contro tutti, nero vestito e col baffo che punta verso il basso come da tradizione per Charlie Bronson. La cattiveria del baffo in questo altro film si ripercuote in una matrice più exploitativa del prodotto e nella escalation della sua divorante follia. Si passa dallo sguardo vendicativo dipinto sul suo viso mentre assiste al massacro in casa, mormorando "fareste meglio ad uccidermi", agli occhi strabuzzati di chi ci sta prendendo gusto mentre frusta una delle sue vittime fino alla gaia risata mentre usa lanciafiamme, mannaia, acido e mitragliatore per fare strage di punks.



L'altra superstite del precedente film è Olga Ríos, che non si chiama più Carocha, bensì Pantera e si prodiga anche lei nel dare l'interpretazione della vita come Valentin. La vasta gamma di espressioni facciali cordinate con i suoi vaporosi e laccati capelli è imperdibile, ma ci si distrae facilmente da tutto ciò visto che per buona parte delle sue scene è semi ignuda. Ho avuto un certo pudore e rispetto nel non fare una cattura che desse conto della circonferenza fianchi della donna, ma fidatevi che sono al di là di molte leggi fisiche. Si passa quindi da improbabili completini sfoggiati come se non ci fosse un domani, passando per scene sexy col suo nuovo partner (El Fantasma) per questo film, fino ad arrivare al momento in cui il folle poliziotto la sequestra e frusta. Niente paura però, perché la ricercata ultraviolenza è mitigata dal comico involontario dettato da una regia piatta e senza vergogna alcuna del budget da serata in pizzeria con gli amici.



Come si diceva un'altra eredità da Intrepidos è il luchador El Fantasma, che non pago di aver trovato subito consolazione con la Ríos dopo la prematura dipartita della Princesa Lea nel precedente episodio, sfoggia costumino su costumino5 in un delirio continuo di colori e maschere improbabili. La devozione per il dimonio accennata con qualche disegnino nel precendente film è stavolta sviluppata con tanto di rito celebrato dal wrestler. D'altra parte è proprio così che ci si immagina gli adepti del male normalmente, muscolosi, oliati e con costumini attillati nei punti giusti. Ad ogni modo stavolta non c'è un semplice poster, ma addirittura una statua del dimonio tutta plasticosa e con tanto di occhi fatti con mini lampadine intermittenti. Suppongo non siano oggetti in vendita in tutti i supermercati, ma preferirei non divagare e citare di passaggio la mise del Fantasma in questo caso: praticamente indossa il cappuccio del Ku Klux Klan, ma è fatto di mille colori. Spero lo screenshot renda giustizia alla cosa.





Sui restanti punks passerei velocemente, anche perché il feroce face painting di Intrepidos non viene mantenuto in questa pellicola a scapito di qualche cresta un po' più verosimile. Vikingo, Loco e gli amichetti non lasciano il segno, apparte il tremendo baffone Ojal che era presente anche nel precedente episodio, ma che non sono riuscito ad identificare, e che cerca di conquistare la guida della banda a scapito del wrestler. Lo sfigato farà una terribile fine da parte di Valentin che gli trapassa il cranio con uno spunzone del muro in una delle scene di uccisione meno ridicole. Le altre sono con lanciafiamme o con paletti di frassino o con taglio della testa plateale o con colate di acido (la lamentosa Anaís De Melo truccata come il bowie di Aladdin Sane) o con tarantole velenosissime. Mi soffermo poco sulla ignobile regia di Esparza, perché l'unica cosa per cui passa alla storia questo film è proprio il fattore idiozia. Anche la colonna sonora stancamente svolta da quel che rimaneva dei Three souls in my mind è incolore e non presenta nemmeno più il tormentone del precedente episodio





Le domande da porsi sarebbero proprio sulla produzione di questo film. Forse è un film fatto con ciò che avanzava dal set del precedente compresi gli attori? Non sembra nemmeno mai uscito al cinema, visto che non si trova alcuna locandina originale al contrario del precedente. La fattura è talmente bassa che Intrepidos sembra Shining al confronto. Purtroppo questi misteri rimarrano insoluti a meno di chiedere a qualcuno dei protagonisti o dei realizzatori. Mi accontento con l'aver identificato la rossa poliziotta dai meravigliosi capelli che compare per un breve tratto di film: Ana Luz Aldana che fa una partecipazione speciale (persino accreditata), ma che pare aver avuto una breve e incolore carriera. Maledizione. Sono sempre le migliori che vanno via per prime.




Scheda tecnica
La venganza de los Punks
Anno : 1987 (anno di produzione)
Regia : Damián Acosta Esparza
Sceneggiatura : Roberto Marroquin
Cast :
Juan Valentín - Marco
Olga Ríos - Pantera
El Fantasma - Tarzán
Fidel Abrego
Socorro Albarrán
Arturo Von Son
Anaís de Melo
Tito Guillén
Luz María Jerez - Moglie di Marco
Arturo Masson
Bruno Rey
Laura Tovar
Ana Luz Aldana
Ulises Aguirre Jr.
Blanca Nieves

1. Mi son permesso di scegliere quella che mi sembrava più gioviale.



2. Il documentario (di cui si parla qui e qui) dovrebbe essere presentato prossimamente. Speriamo sia bello e dia qualche indicazione non solo sulle sue protagoniste e sul fenomeno di costume, ma anche sul cinema legato alle vedettes. In realtà queste performers non furono protagoniste solo nel cinema exploitation, ma erano spesso all'interno del cinema delle ficheras di cui ben poco è noto all'esterno del messico, se non che è vagamente ispirato alla nostra contemporanea commedia erotica delle nostre starlettes.
3. I luchadores assieme alle vedettes sono una delle altre grandi costanti del cinema popolare messicano, però in genere i film ruotano attorno ad essi con botte da orbi tra loro e altri wrestler oppure nanetti malefici e forzuti oppure mostri di tutti i generi da Dracula all'uomo lupo passando per le mummie.
4. Sui commenti alla recensione di Revista Cinefagia, sito messicano dedicato al cinema di genere, intervengono diverse persone tra cui il figlio della Princesa che sostiene si mescolarono agli attori diversi veri punk. Effettivamente come osservano altri commentatori difficile credere si tratti di punk, ma probabilmente si sarà trattato di una banda di motociclisti vista la vasta presenza di moto cafonizzate.
5. In realtà questo assurdo costume leopardato di El Fantasma è una novita essendo ben noto nella federazione messicana per il suo costume rubato al fumettistico Phantom (L'uomo mascherato in Italia) di Lee Falk.


6. Rasenta l'incredibile, ma è famosa per essere una delle protagoniste di una delle temibili telenovelas arrivate anche in Italia come Cuore di pietra (Tú o nadie).